domenica 1 luglio 2012

QUELLA TRISTEZZA



Quella
tristezza
che già tutto
esclude:
amori
di parole
e di illusioni,
tristezza
del fatale
e del consueto
del sesso
gesto di noia:
viso -
da madonna ventenne
bionda -
bellissimo.
Frutto
del tempo
delle droghe
istinto.

Rosso,
il cielo
dalle prime stelle,
evoca
la preghiera
di speranza.

La bionda
prostituta piange.

sabato 30 giugno 2012

Di un sogno già sognato. Luci di pensieri


 
Sorgeva l’alba ed attraverso
il ciel di madreperla, lenta
una nuvola saliva.
.
Nella serenità
di quel mattino splendeva il cielo
ed ogni fiore auliva e come bianca perla
sopra petali e foglie ancor tremava
in ogni stilla  rugiada.
 .
Dolce mese
dei fior, tiepido Maggio, con i tuoi olezzi
erranti,  tuoi profondi tripudi di colori
nelle aiuole … e forse solo azzurri
in altri mondi.
 .
Ecco: squarciando
il velo estremo, un raggio scende
dritto sopra fiori, al sole esultano
le viole. Sorridono i gigli al consueto
dolce amico loro, sotto la pioggia
d’oro, alzando lenti mormorii e bisbigli.
.
Sognavo. Vedevo un’agile persona
andare per i fulgidi sentieri. Incognita
signora, tutta cinta di Luci di Pensieri,
come una fata sospiratabuona.
.
Che Ella sia l’Aurora onde il mondo
s’indora, rivestita di rose, rosa
scesa dal cielo sull’ala pia d’un raggio
a ghirlandare il Maggio di splendori
e profonder d’amor tutte le cose?
.
Era un sogno di luce, già sognato,
un pensiero scendeva dentro il cuore,
un pensiero dolcissimo soave
dalle mie labbra appena mormorato.
.
Ella intese completo il mio tremore
quando caduto prono ai suoi ginocchi
le chiesi: m’ami anch’ora che sei morta?
Intorno a noi tremavan tutti i rami
quand’Ella mi rispose: «Sì», con gli occhi…
.
Erano glauchi i mistici giacinti,
i geràni vermigli. Parean tra lor
più fortemente avvinti esili ciclami
a edere tristi. Le gardenie e i gigli
avevano bisbigli, assieme alle verbene
vaniglie e gelsomino alzavan nel mattino
cantilene d’amor dolci e serene …


Paolo Santangelo

giovedì 27 ottobre 2011

QUANTO tempo umano son già vissuto, quanto ne vivrò.

(Ovvero tiritèra in litanico elenco)




AMO.



Del puntino azzurro
La Terra
la verde erba,
la flora con le rose
il sasso
l' acqua
I libri scritti
dagli Altri,
la fauna: gli animali.
Il tramvai
con chi lo guida,
il viver nuovo
con vetture
catalitiche,
il supersonico,
l' acceleratore
i particelle
atomiche: progresso
non . . . autodistruggente


Le umane,
tradizioni:
le feste,
fiere di paese.
il Natale,
con il suo
presepe,
alternarsi
assoggetto
di stagioni,
l' utopìa . . .
di contraddizìoni.


La medicina, nuova:
i trapianti del cuore,
e d' altro
de l'anatomìa,
per vicinarsi
colui
che non vuole
morire.


L' affetto
la speranza,
la letizia
d' esser stato
creato,
la vita
l' illusione
ed il sogno,
le passioni,
l' amore
per l' amor.
LA LUCE.





ODIO.


Prima della Fine
e combatto.
E il fuòco
il Male.
Il terrorismo.
Le guerre,
e tutti
gli altri
elementi


Soprusi fatti
dagli umani . . .
in ogniovunque
corrotti:
e, contro il male,
di tutti
i tempi
donaci la Forza
delle Forze
Primo Creatore
e con il Bene
aiutaci a vincere
per la nostra Eternità
assorbiti da Te. In simbiòsi.






Om.De.In., 3 Gennaio 1974

lunedì 17 ottobre 2011

Il Catinaccio – Rosengarten (Il giardino di rose)



"In un tempo in cui gli uomini non conoscevano né odio né violenza i nani avevano creato un immenso giardino protetto solo da un filo di seta. Ma un giorno Laurino rapì la principessa di un regno lontano.


L’amore per quella fanciulla portò la sconfitta ai nani che, non avvezzi alle armi, dovettero soccombere ai soldati incaricati a liberare la principessa. Re Laurino passò lunghi anni di prigionia prima di poter tornare al suo giardino. Quel mare luminoso di rose nel bel mezzo delle Alpi non poteva passare inosservato nemmeno all’occhio del viaggiatore più distratto. Laurino si convinse presto che se i soldati lo avevano trovato e sconfitto così facilmente, la colpa era da attribuire al vistoso roseto. Adirato il re lanciò una maledizione, ordinando che le rose diventassero di pietra, di giorno e di notte, dando così origine a quelle vertiginose pareti, a quei picchi aguzzi e inospitali.

Nell’incantesimo però, Laurino aveva dimenticato il crepuscolo, che non è né giorno né notte. Ecco dunque perché ancor oggi, quando il sole declina all'orizzonte, la grande catena frastagliata del Catinaccio si accende di una luce rossa intensa: le rose rifioriscono solo per pochi attimi a ricordare il regno di Laurino e i suoi nani, e a riportare gli uomini indietro in quel tempo meraviglioso, quando l’odio e la violenza erano del tutto sconosciuti."

***
Cimiterino Austriaco

Affanno di salita
verso l'alto
sentiero erto,
che porta oltre,
verso il Catinaccio,
il sagrato
della dolomitica
chiesetta,
dal campanile aguzzo,
teutonica.
Seminascosto,
in parte, verso destra,
lontano dalla chiesa
cattolica,
il Cimitero "austriaco"
del Millenovecento
quattordici-diciotto:
dodici file
d' ottanta posti
e a lato il Generale
di ottocentonovanta
caduti, acerbi.

Croci di ferro
arrugginito e legno,
con tutti i nomi,
messi a ognuna due
davanti e dietro:
la seconda croce
in terza fila
Franz GUGLER
con POLZ Johann
millenovecentosedici
di Luglio il ventisei,
nona croce più avanti
in quarta fila
WEINKIRN Josef
con RIWAL Lorenz
ventiquattro di Luglio,
due giorni prima . . .

Quando –
comandati di uccidere
altri fanti innocenti,
pur’essi
come loro,
accomunati da età,
da sogni e voglie
dei ventanni –
si spense,
a un tratto ed improvviso,
il Sole e il Tempo.
Ora vicino, a caso,
stanno le ossa
di Tutti,
i camerati, su tutti
ammanta il verde
di pietosa terra.
A qualche
croce un fiore
finto, una pianta di rosa
selvatica.
Rosengarten. Ricordo
di un parente
che, in vacanza,
villeggia,
o un qualche discendente
di re Laurino, che viene apposta,
a Vigo. Passa
parte del Tempo suo
in Val di Fassa.



Cimiterino Austriaco ai piedi del Catinaccio - Vigo di Fassa
(i nomi dei caduti sono veri)


sabato 8 ottobre 2011

COME FARFALLA STANCA DOPO IL VOLO




Una pagina del diario
crociera Genova-Palermo
fra le mani, immota come farfalla stanca dopo il volo d’amore:
mi sorprende lontano,
con le ciglia socchiuse
a pensar su quel foglio la mano che passò con il garbo d’un fiore.
Fiorire niveo di spuma
Riflesso di cieli lontani
Il tuo profumo! È sottile, impalpabile, come carezza del mare:
oblìo di tutto il dolore
d’inconsapevole ebbrezza
di sogno gioioso al ricordo che palpita e muta, profondo.
Candido riso di vita
rimbalzi leggerovibranti,
sopra la terra brunita: nel ritmo anelante inesausto, si snodano
imagini brevi di plastica
forza di mute energie,
fluttuanti d'attimo in attimo in rinnovate armonie. Silenzio di marmo.
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lunedì 22 agosto 2011

CASTORO (RICORDI CATTURATI)





Non trovo il punto interrogativo / come faccio / a togliermi
d’impaccio / è tremenda questa / tastiera di computer / e
adesso tutto il mondo è in mano loro!
Senza scrupolo alcuno / uccidono Natura
i loro interessi di crescente oro.


Fittizio bluff: mai un’epoca intrigante come questa,
coi microchips, surrogano la scienza / nascosta col tempo senza
tempo / ci fanno credere ciò che voglion loro.
Meno di nulla / quello che accompagna / la vita dell’indomito
castoro.


Dal nulla senza nulla siam venuti e, ricordando niente,
ci si appresta, senza equivoco alcuno, alla Gran Festa.
Finale d’altri tempi di altri luoghi, anticipo di sogni
mai vissuti, strani ricordi che non passan mai,
né intelligenza rendon manifesti.


Ma manifesti a chi, se non son nati, passanti
d’ogni volta e d’altri lidi, passanti che, continuamente infidi,
ricordano la vita ad altri cuori.
E giunge – giorno dopo giorno – l’esperienza del sempre,
sempre in cadenza simile, indelebile, che scivola nel vento
ad ogni vita.
Grama nei più. Per tutti l’esperienza in quel tratto di penna
di . . . chi non vuol morire. Paradossale:
perché non siamo nati mai, e mai morremo, eterni,
in ogni forma di tempo. Non certi di certezza, né di vaghe
blandizie, ci avviciniamo in relativo lento, decadimento umano
come lieve carezza.


Lesta, e vicina, Festa Grande è la nostra, terminale,
vibra lasciando fuori dell’Essere, di tutti noi,
la cenere.







lunedì 6 giugno 2011

LA VITA

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La vita
il fatto smarrito
nel nulla; ed è questo l’ uomo:
bambino piangente, una culla,
l’ òbito inizia…

Chi ha fortuna gode, pena
chi langue ed in mestizia soffre
(a volte) odiando, perché senza scampo
oppresso è dal più forte:
mastro di cattiverie ed egoismi
atàviche ingiustizie, del creato
a séguito progènie tramandato.

E solo un giusto – buononesto
timorato d’Iddio – retto, probo:
benedetto; se quel giusto esiste,
nel morir può godere della vita –
non solo quella eterna – anche mortale:
scoppio d’ azzurro e strepito di mare.

Ma questo prima d’autodistruzione,
ingorda, ché alcuno che s’accresce
in rapporto d’egoismo inquinante,
umana creazione delinquente
e, peggiore realtà, che sempre mente.


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