mercoledì 14 luglio 2010

PROMESSA MANCATA

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Non potere
fare a meno di te:
il tuo afflato adombra
compensa e, senza,
la mia vita è . . . vuota.
Magico intimo il mio,
il tuo io sono io: mi piaci.
Formiamo la famiglia.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Con quell’auto
infame, l’incapace
traversò d’improvviso,
oltre lo stop . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Ancòra t’amo, soffri.
Son sempre accanto a te,
come non mai.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tempo. Cambiato:
più non mi porti
con gli amici, più non mi guardi,
mentre dici: “sei molto bella”.
Non capisco cosa càpita
ora, se io ti amo ancòra.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Abulico, aspetti,
non so che cosa.
Hai di niente più voglia,
anche se, dopo l’occorso,
mi sembri ancor più bello.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Questo strano Fato
stanca:
il tuo interesse è vòlto
ad altre cose,
altri lidi, altre
stordìte compagnie.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Dopo tutti quest’anni,
ora mi lasci
perdi, per gli “amici”,
i momenti felici.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Adesso a casa, sola,
ricordo la passione complice
nei nostri sguardi e amplessi.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Mi ritorna in mente la sera,
quando, a letto,
toglievi la pròtesi,
della gamba perduta. . .




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domenica 4 luglio 2010

P O E T A

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Betulle dai rami alti e sottili,
dalla corteccia bianca che par seta,
frassini, abeti. Ed olmi rilucenti,
e querce immense dalla chioma cupa,
alla vostra ombra il poeta tacito
ascolterà vostri sussurri, ascolterà:
non vi badate, il poeta è un umano
buono, un animale umile del bosco,
vive la vostra vita di mistero
e sogna un nido fra le frondi ascose.
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Ma in una notte, quando tutto tace,
foreste cupe come un triste sogno,
errò il poeta scagliando il verso al vento,
come una sfida contro il mondo intero:
sharī’a di fiqh scorretti – kamikaze -
genocidi commessi - son crollate le Torri . . .
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Da quella notte il buon poeta umano
più non dormì. L’ore sonavan lente
come una tortura da lontano.
Guardò su il cielo. Notte immensa
Era una notte silente senza stelle, buia.
Dopo i fratricidi e le vendette da uomo
a umano e a tutte le creature viventi
in casa loro.
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Sharī’a mondo immerso nel silenzio
Di nebbia ricopriva montagne.
Pur al poeta parve d’udire in lontananza,
come fruscio fievole e soave,
un suono dolce che frangea le nubi.
Come un raggio improvviso nella notte.
Ma poi si fece più solenne e grave:
Mano multicolorevariopinta,
quale dolor ti muove
’ l cor dolente, perché tanto lo schianto?
No Pace, No Bontà, No Perdono?
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Anche su non colpevoli. Odio, Vendetta?
Musica che muore: ora al poeta Vita
è più deserta, nera. Senza,
od in via di estinzione, l’Amore.
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